domenica 1 ottobre 2017

Inaugurazione della mostra presso il Palazzo Passi a Villongo

Le fotografie dell'evento sono di Giuseppe Zanchi

Venerdì 15 Settembre si è inaugurata la mostra intitolata “Quanto resta della notte?”, versetto biblico tratto dal libro di Isaia (Is 21,11), al quale si è ispirato Ciro Indellicati, l’artista che ha esposto le sue opere, per parlare del rapporto a volte intenso e fluido, a volte conflittuale fra la luce e la tenebra. La serata, particolarmente suggestiva, è stata animata dalla Compagnia Teatrale Il Capannone, che recitato testi sul tema portante della rassegna, alternandosi con momenti musicali eseguiti da Andrea Duci, clarinetto, Laura Crosera, pianoforte, Gianantonio Fornasari, flauto traverso e sax soprano, Silene Fenaroli, violino. A completamento della variegata serata ci sono stati giochi di luce offerti nel cortile del Palazzo Passi dall’azienda “mille luci light designer”.
Lo spettacolo, con un percorso di luci, parole e suoni, ha introdotto dunque il pubblico alla
contemplazione delle opere d’arte realizzate con tecniche varie da Ciro Indellicati.

































lunedì 18 settembre 2017

Shomér ma mi-llailah

“Sentinella, quanto resta della notte?”

Mi gridano da Seir:
«Sentinella, quanto resta della notte?
Sentinella, quanto resta della notte?».
La sentinella risponde:
«Viene il mattino, poi anche la notte;
se volete domandare, domandate,
convertitevi, venite!».
Isaia 21,11-12



Mi ha colpito questo passo del Profeta Isaia, metafora della condizione umana.L’uomo, da sempre, si pone domande a cui non avrà mai risposta. L’importante è non stancarsi di domandare, di cercare le risposte, di cercare la luce, in noi stessi, negli altri, nel Trascendente.





Ciro Indellicati - tecnica mista su tela - cm 90 x 90

Ciro Indellicati - tecnica mista su tela - cm 90 x 90

Ciro Indellicati - tecnica mista su tela - cm 90 x 90

Ciro Indellicati - tecnica mista su tela - cm 90 x 90

Ciro Indellicati - tecnica mista su tela - cm 90 x 90
Dipingere la luce e trovarsi le mani sporcate di nero grumoso.
Dipingere la luce e ritrovarsi a lottare col buio.
Farsi largo tra i pigmenti e gli impasti per svelare il mistero della luce, del colore.
E scoprire, sorpresi, che il bianco è il più forte, che prevale sugli altri colori.
Che più del nero, è quel bianco che ti mette in soggezione.
Dipingere la luce e ritrovarsi di nuovo le mani sporcate di nero.
Perché è con quello che alla fine devi fare i conti se è la luce che cerchi.
Cercare la luce, quello vuol dire.
Dentro, in quel buio, quando l’occhio si abitua, inizi a vederci i colori.
È lì che cominci a riscoprire la luce. E il colore non è più solamente un semplice “tocco”,
non è la vibrazione impressionista che incontri, semmai è la lotta con le tenebre del Caravaggio, oppure Lucio Fontana che squarcia le tele o le buca o le dissemina di vetri colorati, e Alberto Burri con gli immensi cellotex o i silenti cretti o ancora Rothko smisurato con i suoi muri di luce.
È allora che la luce svela, con parsimonia con discrezione, le sue sorprese.
E ti stupisce di nuovo e all’improvviso ti riconsegna all’oscurità.
A quella del cuore, a quella degli occhi.
Devi fartelo amico. Conoscerlo il buio.
Quello delle notti stellate e coi grilli e quello delle tempeste.
Quando lotta con te sulla tela e alla fine ti svela un mistero.
Quando invece ti vince e lascia la tela soltanto imbrattata.
Quello che ti fa rabbrividire, che urla, e quello silenzioso che ti abbraccia e ti sa ascoltare.
Devi fartelo amico. Avere pazienza, perché l’alba poi arriva. Ma poi torna la notte.


Ciro Indellicati 2017

Ciro Indellicati


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